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Roy Cizek, lo straordinario progettista non vedente

fazzini 2Autore: Bruno Fazzini

Logo

 

Titolo:Roy Cizek, lo straordinario progettista non vedente

Note: Bruno Fazzini dal 1994 è stato recensore per la rivista Fedeltà del Suono, rivestendo dal 2006 il ruolo di Coordinatore di Redazione. Contestualmente a questo incarico ha gestito la sala prove della stessa rivista, preparando e pre-testando ogni apparecchio sottoposto a recensione.
Negli ultimi dieci anni ha composto impianti Hi Fi importanti a privati e ad aziende in diverse regioni d’italia, sia utilizzando la tecnologia valvolare che quella a stato solido, adottando sia sistemi ad alta efficienza che ad alta definizione, con particolare attenzione alle problematiche relative all’acustica ambientale
Attualmente è il patron di Sophos Hi End, rinomato negozio specialista di Hi.End. Profondo conoscitore dell’Alta Fedeltà, con un approccio umanistico e tecnico al “Mondo Audio”. Ha presentato il primo sull’Hi Fi scritto in Italia: Hi Fi forever.

 

Roy Cizek, lo straordinario progettista non vedente

Di Bruno Fazzini

logo sophos

 

Estratto da Le Guide di FdS” edito da Fedeltà del Suono

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Roy Cizek, classe 1943, grazie alle sue spiccate doti acustiche e alla sua geniale capacità progettuale, è stato consulente di importanti aziende Hi Fi negli anni 70’ quali la Acoustic Research, la Altec Lansing e la JBL, oltre a creare, il decennio seguente, una ditta propria, la Cizek Audio System.

La sua particolare sensibilità verso la riproduzione musicale, sembra derivasse dall’affinamento degli altri suoi sensi, dal momento che perse l’uso della vista all’età di tre anni a causa di forti ustioni. L’obiettivo di Cizek era quello di realizzare diffusori che producessero risultati di alta qualità a basso costo, all’interno di un concetto di semplicità costruttiva.

 Apertura

Introduzione

I diffusori bookshelf della Cizek divennero piuttosto famosi in Italia nei primi anni ottanta, grazie ad una particolare tipologia di crossover che garantiva una curva d’impedenza molto piatta. Cresciuto a Bloomington, nello Stato dell’Indiana, Roy cominciò a realizzare, per pochi soldi, qualche esemplare di cassa acustica per alcuni suoi colleghi all’università della sua città. Negli anni 70 si trasferì con la famiglia ad Andover, nel Massachusetts, dove creò l’azienda che portava il suo nome. Intorno alla metà degli anni ’70 creò il prodotto che lo rese famoso nel mondo: il Cizek Model One, che presentava alcune notevoli innovazioni di cui, a breve, parlerò. La sua infermità non gli permetteva di visionare le varie misurazioni necessarie alla messa a punto dei diffusori, così utilizzava il dito indice e quello medio per controllare l’ago dello strumento di lettura all’interno di un range stabilito con un minimo di tolleranza. Tutti i diffusori che uscivano da quel range venivano scartati. Nella primavera del 1978 un articolo apparso sulla rivista Stereoplay, a firma di Renato Giussani, fece conoscere agli audiofili italiani di allora quello straordinario e, al contempo, semplice prodotto.

Cizek Model Two

Le Cizek Model Two

 

Negli anni seguenti Roy presentò il Model 2 e il Model 3; quest’ultimo, accoppiato ad un  particolare subwoofer, l’MG 27, sconcertò il mondo degli appassionati per la sua capacità di riprodurre i 27 Hz in un intervallo di 1 dB, adottando woofer di non grandi dimensioni. Fu poi la volta del modello KA-1 Classic, che aveva la caratteristica di essere piccolo, compatto e robustissimo grazie al cabinet realizzato in legno massello di koa, una pianta Hawaiana. Il KA-1 poteva essere abbinato ad un subwoofer, il modello KA-20 realizzato sempre in legno di koa, formando il Sistema Classic 20 che fu oggetto di una recensione pubblicata da un’altra rivista italiana nell’estate del 1982. Nelle conclusioni si definiva questo sistema di grandissimo livello qualitativo, considerandolo come “uno dei migliori sistemi mai ascoltati”.

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Le piccole realizzazioni di Mr. Cizek, il modello KA-1

Un altro colpo di genio di Mr. Cizek fu la realizzazione di un diffusore piccolo e piatto (con pochissima profondità), dai bordi arrotondati e chiamato Sound Window, che poteva essere appeso al muro. Alla faccia dei bookshelf inglesi che, all’epoca, cominciavano a fare capolino dalla vecchia Inghilterra, ma che, rispetto a questa realizzazione americana, avevano maggiori ingombri ed erano pensati esclusivamente per lavorare all’interno di una libreria (da cui il nome).

Nei primi anni ottanta Roy decise di vendere la sua società, che fu acquistata per una quota del 30% dall’allora importatore italiano del marchio Cizek, Giancarlo Bonetti. In virtù di questa strategia commerciale, per un circoscritto arco di tempo, i modelli KA-1, KA-20 e KA-18 furono costruiti in Italia da un’azienda di Bonetti guidata da un giovane di buone speranze nel campo dei diffusori Hi Fi: Franco Serblin, il quale, dopo pochi anni fondò la sua Sonus faber.

Cizek creò, alla fine degli anni ottanta, una nuova società, la Hi Tech Aspirin by Cizek, con la quale produsse diffusori che vennero presentati a due edizioni del CES di Las Vegas riscuotendo un certo successo.

La sua vita, piuttosto articolata anche dal punto di vista affettivo (si sposò tre volte), terminò all’età di cinquant’anni, nel 1993, lasciando un’eredità progettuale a cui molti costruttori attuali ancora attingono.

Le Cizek Sound Window

Le Cizek Sound Window

 

Le Cizek Model One

I Model One furono i primi diffusori in commercio che presentavano, in virtù di una particolare realizzazione elettrica del crossover, una curva d’impedenza particolarmente piatta. Una tale caratteristica facilitava molto il lavoro dell’amplificatore, linearizzando la risposta in frequenza, con conseguenti minori distorsioni e, pertanto, con una timbrica priva di innaturali colorazioni. I trasduttori adottati erano un woofer da 25 cm la cui derivazione sembrava essere quella dell’Acoustic Research, e un tweeter della Peerless da 2,5 cm. Anche se il pannello anteriore era piuttosto ampio, i centri di emissione dei due altoparlanti erano ravvicinati il più possibile, così da consentire la massima coerenza acustica. Il cabinet era completamente sigillato (sospensione pneumatica) e, sul frontale, era applicata una sottile spugna acustica. Roy Cizek consigliava di posizionare questi bookshelf in libreria con molti libri accostati; però, se si voleva migliorare la dispersione sul piano verticale, egli forniva un particolare piedistallo, non troppo alto da terra, che imponeva al diffusore un’inclinazione all’indietro di 15 gradi così da permettere ai due trasduttori di lavorare in fase. Questo modello, come il successivo modello 2, presentava sul frontale (il modello 3 l’aveva sul retro), una vaschetta che ospitava due selettori: il primo permetteva di scegliere il fattore di smorzamento (Q) delle basse frequenze fra due valori: 0.6 e 1.0. Con il valore minore la gamma bassa riprodotta appariva più asciutta e controllata, mentre con il valore più alto la gamma bassa risultava un poco magnificata. Questo selettore prevedeva, sul percorso del segnale, una resistenza da 3 ohm in serie alla cassa che aveva, come effetto, quello di attenuare il livello acustico a parità di tensione applicata, diminuendo un poco la sensibilità del sistema e aumentando leggermente il fattore di smorzamento del diffusore. Un secondo selettore permetteva di regolare il roll off della riproduzione delle alte frequenze.

I Model One vennero definiti diffusori non reattivi, grazie al sofisticato crossover a voltaggio costante.

Le Cizek Model One

Le Cizek Model One

 

Cizek Model 3 + subwoofer MG 27

I Model 3 erano i bookshelf più spartani e meno costosi fra quelli realizzati da Roy Cizek. Anch’esse in sospensione pneumatica, avevano trasduttori (soprattutto il woofer da 20 cm) economici, un mobile molto semplice con i pannelli anteriore e posteriore verniciati e, sul retro, una modesta vaschetta in masonite che ospitava i disadorni morsetti per i cavi di potenza, i soliti regolatori per woofer e tweeter, e conteneva, sul retro, il particolare crossover. Quest’ultimo era molto simile a quello montato sugli altri due modelli ed aveva la non comune capacità di permettere un incrocio fra woofer e tweeter ad una frequenza molto bassa, intorno a 1.500 Hz. Questa caratteristica consentiva al trasduttore più grande di lavorare in scioltezza, evitando degradi prestazionali nella riproduzione della gamma media. I vantaggi di avere un diffusore con un modulo d’impedenza costante, come detto in precedenza, permetteva un migliore interfacciamento con l’amplificatore; al contrario, nel caso di una impedenza non costante, l’inserimento di una resistenza sul percorso del segnale avrebbe modificato la risposta dell’amplificatore, con deleteri effetti sulla timbrica del sistema.

Le Cizek Model 3

Le Cizek Model 3

 

L’MG-27 aveva la caratteristica di essere un subwoofer realizzato con due woofer da 25 cm ospitati in un mobile con due camere separate per ogni trasduttore, a differenza di quanto si era soliti fare all’epoca adottando un solo woofer da 30 in un unico box. Il crossover dell’MG-27 era di tipo passivo e permetteva l’abbinamento con qualsiasi bookshelf Cizek. I collegamenti erano semplicissimi, poiché ogni canale dell’amplificatore pilotava un bookshelf e un subwoofer. La classica collocazione del sistema prevedeva di poggiare una Model 3 sopra un subwoofer per dar voce al  canale destro e la stessa cosa per dar voce al canale sinistro. Questo sistema, con quattro woofer da 25 cm, consentiva prestazioni che, in bassa frequenza, scendevano a 27 Hz. Si poteva, volendo, usare anche un solo subwoofer, ma occorreva dotarsi di un crossover e di un amplificatore mono, la qual cosa complicava un po’ la gestione del sistema e richiedeva investimenti economici che, invece, potevano essere indirizzati verso un secondo subwoofer, così da raggiungere risultati in gamma bassa considerati “da brivido”.

Il sistema Model 3 + subwoofer MG-27, anche grazie al sostegno delle misure, risultava come uno dei migliori insiemi satelliti + sub disponibili in quegli anni sul mercato.

Il Subwoofer Cizek MG-27

Il particolare subwoofer della Cizek, il model MG-27

La Aspirin by Cizek

Nell’ultima parte della sua carriera, Roy Cizek si dedicò a progettare e realizzare altre innovative soluzioni, che videro la luce all’interno della sua nuova azienda, la Aspirin by Cizek. I prodotti prevedevano sistemi di subwoofer diversi, satelliti piatti e dai midwoofer piccoli, coni dei woofer con particolari forme d’irrigidimento dei coni, ed altre importanti innovazioni che, fino a pochi anni fa, venivano prese ad esempio da autorevoli costruttori di casse acustiche.

Cizek è stato un personaggio che, nonostante le sue infermità fisiche gravi, ha segnato delle coordinate costruttive realmente innovative e, per l’epoca, fu uno dei primi progettisti ad avere il coraggio di uscire dagli schemi, realizzando prodotti eccellenti a costi decisamente bassi.

Le ultime realizzazioni di Roy Cizek

Le ultime realizzazioni di Roy che facevano parte della sua nuova azienda.

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    2 Comments
    • 22 dicembre 2013

      salve, cercando informazioni sul web ho apprezzato molto le sue sui prodotti Cizek . Le model One sono state le mie prime casse “serie” e ho maledetto il giorno in cui decisi di venderle. vent’anni dopo disponendo di una casa finalmente in grado di accogliere un impianto di buon livello, mi sono messo alla ricerca delle vecchie passioni…
      In breve: avendo comperato due anni fa un paio di Cizek 3 non tanto in ordine ( i woofer hanno un copri polvere centrale corrugato non originale probabilmente montato in occasione di un ribordaggio del foam) mi sono recentemente procurato una seconda copia di model 3 che mi apparivano più in ordine. Aprendole per intervenire sul potenziometro- croce di ogni appassionato!- ho immediatamente notato che i woofer montati hanno il magnete tondo mentre quelli già in mio possesso sono a magnete quadrato. Inoltre guardando il crossover ho notato un numero diverso di componenti ( in quella recentemente acquistata ci sono un induttanza e un condensatore da 25 uf in meno rispetto al crossover di quelle già in mio possesso). Sono perplesso perché entrambi i crossover sembrano assolutamente originali e mai toccati. Mi chiedo , anzi gentilmente chiedo a chi avrà notizie a riguardo, ma è possibile che nel tempo il produttore abbia ottimizzato il crossover o lo abbia adattato a due woofer apparentemente simili ma leggermente diversi ? Grazie a chi mi saprà fornire qualche informazione e …Buone Feste!! Paolo

      Paolo
    • 27 dicembre 2013

      Gentilissimo Paolo non vi sono in giro notizie divulgate dal costruttore su quanto da lei rilevato. Però possiamo dire che non è infrequente che vi siano diversità tra lo stesso modello costruito in anni diversi. Può benissimo succedere che un componente precedentemente usato, esca di produzione e quindi non più reperibile sul mercato. In questo caso, anche il crossover verrà modificato, anche in maniera importante, in funzione del componente usato. La Cizek, tra l’altro, aveva come filosofia, costruire casse dal costo abbordabile e prestazioni interessanti. Quindi è plausibile che ad un certo punto della produzione, mancato un componente, ne abbiano cercato uno similare, ma con caratteristiche elettriche diverse, e quindi con la necessità di adeguare il filtro.

      Grazie per la su attenzione

      Massimo Piantini

      Massimo Piantini